Dal vento all'idrogeno: la nuova sfida energetica della Germania

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Venerdì, 16 Marzo 2012

 

MILANO - In Germania, 120 chilometri a nord di Berlino, un impianto eolico genera energia elettrica che viene impiegata per produrre idrogeno. Quando soffia il vento e le turbine girano al massimo della potenza (6 MW), azionano un impianto di elettrolisi che scinde le molecole di acqua in idrogeno e ossigeno: con 0,5 MW si producono 12 chili di idrogeno all'ora, sufficienti per far marciare una vettura per 1.200 km. Oggi in gran parte l'idrogeno prodotto nel centro di Schenkenberg, presso Prenzlau, viene addizionato al biogas generato dagli scarti delle coltivazioni di mais dei dintorni, che alimenta un impianto di cogenerazione. A parte il calore prodotto, l'energia del cogeneratore viene immessa nella rete quando l'elettricità prodotta dalle turbine eoliche è bassa o nulla a causa della scarsità di vento.

ENERTRAG - L'impianto di Schenkenberg è entrato in funzione nello scorso ottobre dopo due anni di lavori. È gestito dalla Enertrag che ha come partner Vattenfall (n. 2 al mondo nell'eolico off-shore), il gigante del petrolio Total e le Ferrovie tedesche (Deutsche Bahn) che intendono diminuire l'impronta carbonica emessa dalla rete ferroviaria. L'investimento è stato di 21 milioni di euro.

STRATEGIA - Dopo la decisione di abbandonare il nucleare - assunta dal governo Merkel in seguito ai fatti di Fukushima - la Germania, che già oggi produce il 20% della propria energia da fonti rinnovabili, ha deciso di arrivare al 35% nel 2020 e all'80% nel 2050. Ora la Germania importa il 40% del fabbisogno di gas dalla Russia, con Putin che ha dato all'ex cancelliere Schröder la presidenza di Nord Stream, il megagasdotto della Gazprom che porta il gas russo in terre tedesche attraverso il Baltico, pochi mesi dopo che Schröder aveva lasciato le stanze del potere a Berlino. «I politici sono molto interessati a quello che sta avvenendo qui a Prenzlau», ha ammesso con soddisfazione Werner Diwall, membro del consiglio di amministrazione di Enertrag.

COSTI - Al momento l'idrogeno non è competitivo con il gas importato dalla Russia: il costo è da due a quattro volte maggiore. «Sono necessari incentivi per far raggiungere la maturità a questa tecnologia», spiega Kurt Oswald, della filiale austriaca della società di consulenza strategica A.T. Kearney. Secondo Diwald la Germania dovrebbe investire 0,7-1 miliardi di euro nel settore W2H (wind-to-hydrogen) per far crescere il settore come avvenuto con l'eolico e il solare. Al momento il governo ha stanziato 200 milioni di euro entro il 2014 in ricerche sui sistemi di immagazzinamento dell'energia.

VANTAGGI - L'idrogeno è un ottimo sistema per immagazzinare (e trasportare) l'energia generata dalle pale eoliche e dal fotovoltaico. Il gas prodotto può inoltre essere stivato e conservato in depositi geologici sotterranei per essere utilizzato quando serve, come già avviene con le riserve strategiche di metano. Al momento quello prodotto a Schenkenberg viene trasportato con autocisterne a Berlino, dove la Total gestisce alcune stazioni di servizio per le (poche) auto a idrogeno circolanti. A differenza di un'auto elettrica, che con un «pieno» può percorrere al massimo 120-150 km, una a idrogeno con un serbatoio da 5 kg può fare anche 400-500 km prima di fermarsi e rifornirsi. E il pieno di idrogeno si fa nello stesso tempo dei carburanti tradizionali, a differenza delle ore che servono per ricaricare le batterie elettriche. A meno di sostituire la propria scarica con una batteria precaricata.

METANO - C'è infine un ultimo vantaggio della tecnologia dell'idrogeno. Con un ulteriore passaggio (energeticamente dispendioso) si può trasformare l'idrogeno in metano, però a costo zero se l'energia necessaria proviene da fonti rinnovabili. Ma già a partire dalla prossima estate Enertrag inserirà una parte dell'idrogeno di Schenkenberg nella rete gas tedesca. Greenpeace Energy già sta acquistando una parte di questo «gas dal vento» per rivenderla alle utenze domestiche. La Germania sta quindi ricercando e investendo seriamente nelle energie future per uscire dal binomio combustibili fossili-atomo, con strategie definite, sostenibili e con grandi ricadute anche nella ricerca di base. (Paolo Virtuani - corriere.it)

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