“A Gabicce in bicicletta”

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Martedì, 2 Ottobre 2012

 

[ Quasi uno scioglilingua. L'elementare marketing politico di un potente Consigliere Regionale ]

Con la sua esperienza, la classe, la forbita eloquenza, ha sbaragliato tutti. Fiutato l'aroma dell'appetitoso finanziamento europeo di 800 milioni per nuovi percorsi ciclabili nelle Marche, venerdì sera all'ex Galoppatoio di San Benedetto, in un apposito convegno DS sul tema della sicurezza in bici, ha lanciato la sua imbattibile Proposta di Legge: una pista ciclabile lunga come le Marche, da San Benedetto a Gabicce (!). Alè.

Meglio o di più non si può. Agli altri dormienti consiglieri non resta che inventarsi percorsi alternativi e trasversali, ma fatalmente meno attraenti e comunicativi: dunque hanno perso in partenza. Vuoi mettere il fascino e la relativa facilità di percorrere in bici tutta la regione da sud a nord per circa 200 chilometri fino a Gabicce, sempre con un occhio sul mar Adriatico, rispetto a un deprimente percorso Ancona - Fossato di Vico, a un affannato Pesaro - Gubbio, a un improbabile Civitanova - Colfiorito, a un disperante San Benedetto - Forca Canapine… Tratti duri, con salite, che al massimo ti portano in Umbria o nel Lazio, e poi? Vuoi mettere invece l'avventura di puntare a nord, puoi andare all'estero, in Svizzera, arrivare a Capo Nord…

Ovviamente alla conferenza di venerdì non c'ero. Ma m'immagino gli applausi, i consensi, le invidie per l'idea. Diciamocelo francamente: chi è che non arde dal desiderio di montare in bicicletta per andare fino a Gabicce sulla pista ciclabile di Perazzoli? Ma perché oggi non ci va nessuno, a Gabicce? Dice: non c'è una pista ciclabile intera, solo piccoli spezzoni realizzati dai Comuni… Embè? Non vanno bene tutte le strade che già ci sono? Mica bisogna andare in autostrada, con la bici: scegli le altre, ce n'è per tutti i gusti, alcune bellissime, panoramiche, scorrevoli, tranquille, mediamente sicure. Chi va in bici sa.

E soprattutto, assodato che è impossibile (se non altro per ragioni di spazio) costruire una nuova strada esclusivamente per le biciclette, è altrettanto chiaramente dimostrato che adattare la viabilità esistente non conviene e non porta l'auspicata sicurezza. Lo dicono le recenti statistiche: "Le piste ciclabili ricavate dalla viabilità esistente sono pericolose e anziché far diminuire gli incidenti li fanno aumentare". In Italia, si capisce. Perchè noi, le piste ciclabili non le sappiamo fare.

Guarda infatti quelle di San Benedetto - Grottammare - Cupra. Non sono a norma: non rispettano gli standard europei innanzi tutto, e sono "ignoranti", realizzate da gente che di piste ciclabili ne capisce quanto la mia gatta Carolina. Sono incomprensibili ai residenti, figuriamoci ai foresti (li sentiamo smadonnare ogni estate, quelli, in tutti i diversi accenti del belpaese); un'infinità di curve ad angolo retto, cordoli sempre troppo alti che fanno cadere e se cadi ti sfregi sui bordi taglienti; scivolose, sporche, col fondo impossibile zeppo di tombini e grate, con pali e alberi troppo vicini, con rami che ti sferzano il viso e ti scotennano; buie, allagate anche quando non piove, mal segnalate e senza segnaletica, non portano in nessun posto, finiscono all'improvviso buttandoti nel traffico, ti allungano inutilmente la strada… Insomma un macello. Così, se le conosci le eviti.

Però qua l'importante è prendere i finanziamenti, accaparrarseli furbescamente prima degli altri. I Consiglieri, specie regionali, lo sanno. Aggiungere piste ciclabili anche inutili e costose serve al prestigio, a prendere voti e premi, ad accattare bandiere blu e arancioni. Pure il nostro Consigliere lo sa bene, anche se una volta - lo ricorda lui stesso - tentando di realizzare una comicissima pista ciclabile in mezzo alle auto "non fu capito" e - dice sempre lui con esemplare modestia - si giocò un posto al Parlamento (sic). Lui, il miles gloriosus, s'è convinto che (tradito dal marketing?) aveva "visto il futuro troppo presto".

Invece era una cazzata spaziale. (Pier Giorgio Camanioni)

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