Censimento del consumo di suolo: ai Comuni non interessa

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Domenica, 14 Ottobre 2012

 

«Non possiamo rispondere alle vostre domande perché la ricerca dei dati impegnerebbe eccessivamente gli uffici comunali già in carenza di personale». Oppure: «Molti dati non sono in nostro possesso» e «non si danno informazioni per la legge sulla privacy». Ma, sia ben chiaro: «Non possiamo darvi i dati sul consumo di suolo, ma vi assicuriamo che li abbiamo tenuti in considerazione quando abbiamo fatto il nostro piano del governo del territorio». Se, come dice una recente ricerca, il consumo di suolo è il nemico numero uno dell’ambiente, allora il nemico numero uno del tentativo di fare un censimento del consumo di suolo italiano è senza dubbio la burocrazia.

IL FORUM - Il 27 febbraio, il Forum Salviamo il paesaggio ha inviato ai sindaci degli 8.101 Comuni italiani una lettera che contiene una tabella da compilare e restituire entro sei mesi in cui si chiedono ai Comuni i dati fondamentali per stabilire l'entità del consumo del territorio: ad esempio la superficie del suolo comunale urbanizzato e di quello potenzialmente urbanizzabile. Si chiede il numero delle case già abitate e di quelle vuote. E molti altri dati ancora. Ma di quelle oltre 8 mila email spedite, ne sono tornate indietro meno di 300. Un centinaio le risposte negative, altre cento parziali. Un'ottantina quelle positive. Un flop? Non del tutto: molti Comuni hanno chiesto una proroga dei tempi di consegna. A Sesto San Giovanni (Mi) il Comune ha avviato un tirocinio con uno studente del Politecnico proprio per eseguire la ricerca dei dati. Così, il Forum ha deciso di rinviare la consegna dei questionari al 31 dicembre.

BUROCRAZIA, MA NON SOLO – Leggendo le risposte dei Comuni, pubblicate integralmente online sul sito del Forum, si capisce quanto sia difficile avere risposte dagli enti pubblici. «Abbiamo deciso di utilizzare la Posta elettronica certificata, ma in vari casi, nonostante avessimo in mano tre certificati che attestavano la ricezione del messaggio, il Comune sosteneva di non aver ricevuto nulla», racconta il coordinatore del Forum, Alessandro Mortarino. Il diniego è motivato nella maggior parte dei casi dalla «carenza di personale» da dedicare alla raccolta dei dati e poi dal fatto che l'ente non è obbligato per legge a rispondere al questionario. Senza contare i Comuni che, pur di non rispondere, tirano in ballo la legge sulla privacy.

COSA C'ENTRA LA PRIVACY? - Il questionario chiede semplicemente il numero degli appartamenti sfitti, non a chi appartengano. «La partita è molto dura. Dai Comuni incontriamo resistenza, che non è politica, ma burocratica», prosegue Mortarino. «Non vogliamo credere che le amministrazioni davvero non dispongano di questi dati, perché vorrebbe dire che fanno i piani di governo del territorio (Pgt) senza gli elementi fondamentali per una programmazione del territorio. Sapere a che punto siamo sul consumo del suolo italiano è importante per capire dove vogliamo andare e quale sviluppo è ancora possibile. Per questo non ci fermiamo e insisteremo finché ogni Comune non abbia restituito la sua scheda».

IL GOVERNO - Il Consiglio dei ministri il 14 settembre ha approvato un disegno di legge per «garantire l'equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate», come ha spiegato il premier Mario Monti. Il ddl pone dei limiti alla trasformazione dei terreni agricoli in edificabili. «Abbiamo introdotto un sistema che vincola l'ammontare massimo di terreno agricolo cementificabile, distribuendolo armonicamente su tutto il territorio nazionale», ha spiegato il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania. «Vogliamo interdire per cinque anni i cambiamenti di destinazione d'uso dei terreni che hanno ricevuto i fondi dall'Unione Europea. Inoltre, il provvedimento interviene sul sistema degli oneri di urbanizzazione dei Comuni, che oggi favorisce la cementificazione di aree agricole». (Giovanna Maria Fagnani - corriere.it)

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