Carne di cavallo nelle olive ascolane alla Gela Srl. Coldiretti: “Gravissimo danno”

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Mercoledì, 17 Aprile 2013

 

Fonte Ansa: “Sono 16 le aziende risultate positive in Italia al test per trovare carne di cavallo non dichiarata in etichetta. Lo ha reso noto il ministero della Salute con un comunicato. 26 i prodotti che si sono dimostrati irregolari: fra questi anche le Olive all’ascolana della Gela Srl. I controlli sono stati condotti dai carabinieri del Nas.

Di seguito la nota della Coldiretti.

ASCOLI PICENO – “Il ritrovamento di carne di cavallo nelle olive ascolane causa un gravissimo dannod’immagine ed economico ai nostri produttori e rende necessario l’obbligo dell’etichetta d’origine per tutelare quello che è un simbolo del territorio, tra l’altro a Denominazione di origine protetta“: è questo l’incipit di una nota stampa inviata dalla Coldiretti Marche a seguito delle analisi effettuate dai carabinieri dei Nas, su incarico del Ministero della Salute, circa la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta in alimenti commercializzati in Italia.

Tra i campioni contenenti cavallo in misura superiore all’uno per cento, anche le olive ascolane prodotte da un’industria picena. Occorre dunque fare immediatamente chiarezza sulle cause e i colpevoli per eliminare tutti i prodotti a rischio dal mercato, sottolinea Coldiretti, “ma anche per prendere le precauzioni necessarie affinché questa situazione non si ripeta mai più per la carne e per tutti gli altri prodotti alimentari. Una responsabilità che riguarda anche le Autorità pubbliche a livello nazionale e comunitario che ora devono recuperare il tempo perduto con interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza e il percorso degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe”.

“Le aziende alimentari dovrebbero inoltre valutre seriamente l’opportunità di acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare ed evitare lunghi, costosi ed inquinanti trasporti. Dopo essere pressoché sparita dal mercato una ventina di anni or sono, l’oliva tenera ascolana è stata salvata grazie al lavoro portato avanti da un pugno di olivicoltori. Un percorso che nel 2005 ha portato ad ottenere il riconoscimento della Denominazione di origine protetta, mentre nel 2007 è nato il Consorzio di Tutela. Oggi la produzione di tenera ammonta a oltre duemila quintali, coltivati su 70.000 piante. Ricordiamo che il disciplinare della Dop prevede che l’oliva tenera ascolana “ripiena” sia preparata con un impasto di carni fresche bovine (40-70 per cento) e suine (30-50 per cento), mentre è tollerata l’aggiunta di carne di pollo e/o tacchino sino ad un massimo del 10 per cento, assieme uova, formaggio stagionato grattugiato, olio extravergine e/o strutto, vino bianco secco, cipolla, carota, costa di sedano, noce moscata, sale, farina di grano, pangrattato” termina Coldiretti. (picenooggi.it)

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