Se il Petrolio fosse il Sangue della Terra?

Aggiorna la pagina

 

Martedì, 28 Maggio 2013

 

Siamo abituati a pensare al petrolio come una risorsa che praticamente sostiene tutta la nostra societa' moderna. Ci sono molte testimonianze di come tecnologie che avessero permesso di superare l'uso del petrolio per un'opzione piu' ecologia, efficiente e salutare sono state soffocate per garantire gli interessi dei piu' ricchi del pianeta. La Terra e' un essere vivente, anche se e' difficile vederlo quando trattiamo come oggetti persino le persone accanto a noi. Secondo la popolazione indigena colombiana degli U'wa e non solo, il petrolio rappresenta il sangue della terra e toglierlo oltre misura non fara' altro che segnare la nostra stessa fine. Tutte le morie di animali che accadono ogni giorno, i terremoti e le eruzioni ormai anch'esse quotidiane, non sono forse dei segnali evidenti di un cambiamento o catastrofe?
Riporto di seguito quella che viene chiamata LA CARTA DEL POPOLO U'WA, il quale e' stato attaccato militarmente dal governo colombiano per permettere l'apertura di un nuovo pozzo petrolifero in un'area incontaminata e protetta dove il popolo indigeno di 7000 persone viveva in pace e tranquillita'.

 

LA CARTA DEL POPOLO U'WA

Noi nasciamo figli della terra, questa e' una realta' che non puo' essere cambiata ne' dagli indigeni ne' dall'uomo bianco.

Piu' di mille volte ed in mille forme diverse abbiamo detto che la terra e' nostra madre, che non possiamo ne' vogliamo venderla, ma l'uomo bianco sembra non capire, insiste affinche' vendiamo e maltrattiamo la nostra terra, come se l'indigeno fosse anche lui uomo di molte parole.

Noi non domandiamo se e' abitudine dell'uomo bianco vendere sua madre. Non lo sappiamo. Pero', noi U'WA sappiamo che il bianco usa la menzogna, sa ingannare, uccide le sue creature senza permettere ai loro occhi di vedere il sole ne' alle loro narici di odorare l'erba. Tutto questo e' ripugnante ed abominevole anche per un selvaggio.

La legge del nostro popolo si differenzia da quella dei bianchi, perche' la legge del Riowa (bianco) viene dagli uomini e sta scritta su un foglio di carta, mentre la legge del nostro popolo viene da Sira (Dio). Fu Sira (Dio) che la detto' e la scrisse nel cuore dei nostri sapienti Werjayas (sciamani). Il rispetto verso i viventi ed i non viventi, cio' che si conosce e quello che non si conosce, fa parte della nostra legge: la nostra missione nel mondo e' quella di raccontarla, cantarla e metterla in pratica per sostenere l'equilibrio dell'universo. La nostra legge U'WA sostiene il mondo. La nostra legge e' antica quanto la stessa terra, la nostra cultura si e' organizzata seguendo il modello della creazione, per questo la nostra legge della terra e la terra stessa sono una cosa sola. La nostra legge non morira'.

Sappiamo che il Riowa (uomo bianco) da' un prezzo a tutti i viventi e perfino alla stessa pietra. Commercia con il suo proprio sangue e vuole che noi facciamo lo stesso nel nostro territorio sacro con la Ruiria, il sangue della terra, quello che loro chiamano petrolio; tutto questo e' estraneo ai nostri costumi. Tutto quello che e' vivo tiene sangue: tutti gli alberi, tutti i vegetali, tutti gli animali, anche la terra. Questo sangue della terra (Ruiria, il petrolio) e' quello che da' forza a tutti, a piante, animali ed uomini.

Ma noi domandiamo al Riowa (bianco) come si puo' mettere prezzo alla madre e quale e' questo prezzo?. Lo domandiamo non per fare deduzioni, ma per cercare di comprendere: se l'orso e' nostro fratello, a maggior ragione lo e' l'uomo bianco. Chiediamo questo perche' crediamo che egli, uomo civilizzato, talvolta conosca modalita' per stabilire un prezzo per sua madre e venderla senza cadere nella vergogna, quella stessa vergogna nella quale cadrebbe un primitivo, in ragione del fatto che la terra che calpestiamo non e' solo terra, ma e' la polvere dei nostri avi e per questo camminiamo scalzi, per stare in contatto con essi.

Il Riowa (bianco) non ha voluto capire che se ci separiamo da nostra madre, il tempo andra' via con essa (lo spirito dei nostri avi, il nostro presente, il nostro futuro). Tutto accadra' fino a quando terminera' il tempo che Sira (Dio) le ha affidato; adesso non avrebbe tempo, adesso non avrebbe vita, siamo sopravvissuti grazie a lui ed egli e' sopravvissuto grazie al nostro rispetto. La nostra separazione porterebbe un vuoto che inghiottirebbe tutto meno il deserto.

Il futuro dell'uomo bianco si intorbiderebbe con ogni goccia di olio che egli stesso versa nella trasparenza dei nostri fiumi, il suo destino si fa piu' letale con ogni goccia di pesticida che deposita in essi. I nostri fiumi comunicano con le nostre deita'. Essi sono messaggeri ed i messaggi fluiscono in ambe le direzioni: se si sporcano o se muoiono sapremo cosa vogliono le deita' che non ascolterebbero piu' le nostre invocazioni, e con le nostre lodi provocheremmo la loro ira. I fiumi di tutta la terra adesso sono molto arrabbiati con i bianchi.

I capi bianchi dicono alla loro gente che il nostro popolo indigeno e' selvaggio, ci presentano come loro nemici e come nemici di un Riowa (bianco) maggiore che essi hanno chiamato progresso. Prima che gli altri Riowa (bianchi) e tutti i popoli del mondo debbono inginocchiarsi ad esso noi domandiamo Che cosa e' piu' importante, la macchina o l'uomo che inventa la macchina?. Tuttavia, quello che sappiamo e' che tutto cio' che attenta alla madre agisce contro i figli, chi aggredisce la madre terra ci aggredisce tutti, quelli che vivono oggi e quelli che verranno in futuro.

Per l'indigeno la terra e' madre, per il bianco e' nemica; per noi le sue creature sono nostre sorelle, per loro sono solo mercanzia. Il Riowa (bianco) siede con la morte, lascia nei campi e nelle sue citta' tanti uomini tenuti come alberi abbattuti nella selva.

Noi non abbiamo mai commesso l'insolenza di violare le chiese ed i templi del Riowa (bianco) mentre egli e' venuto a profanare le nostre terre, e dunque noi domandiamo Chi e' il selvaggio?.

L'uomo bianco ha dichiarato guerra a tutto, meno che alla sua poverta' interiore, ha dichiarato guerra al tempo e perfino a se stesso, come ha detto un altro fratello indigeno di un popolo lontano: l'uomo bianco cavalca sopra il progresso verso la sua distruzione. Non contento di dichiarare guerra alla vita, ha dichiarato guerra anche alla morte, non sa che la vita e la morte sono due estremita' di uno stesso corpo, due estremi di uno stesso anello,¦l'esistenza¦non c'e' morte senza la vita ma neanche c'e' vita senza la morte, gli U'WA si prendono cura del mondo materiale e di quello spirituale da sempre, per questo comprendono questi concetti.

Al Riowa (bianco), che ha inviato uccelli giganti sulla luna, gli diciamo che deve amare e curare la Terra, gli diciamo che non puo' andare per l'universo facendo ad ogni astro quello che e' stato fatto ad ogni albero del bosco sulla terra. Ed ancora domandiamo ai suoi figli: Chi fece il metallo con il quale e' stata costruita ogni piuma che copri il grande uccello? Chi fece il combustibile con il quale si alimenta? Chi fece lo stesso uomo che dirige e fabbrica l'uccello?¦ Il Riowa (bianco) non deve ingannare ne mentire ai suoi figli, deve insegnare che anche per costruire un mondo artificiale l'uomo necessita della Madre Terra per questo bisogna amarla e curarla.

Il Riowa (bianco) insistera' affinche' noi vendiamo la terra e ci dira' Che importa la vergogna ad un selvaggio che mantiene la sua faccia nascosta nello spessore della selva, le ombre delle montagne e il velo della nebbia?¦dunque, una volta ancora, cercheremo di fare capire, che se questo accadra', non solo la vergogna paralizzera' gli U'WA ma accadra' anche che il giaguaro, la volpe, il mais, la coca, e tutti i nostri fratelli animali e le nostre sorelle piante, che da sempre hanno dato compagnia e alimento al nostro popolo, moriranno di kueken awriar (tristezza) poiche', nella nostra grande famiglia, non si conosce quello che il Riowa (bianco) chiama tradimento. Se cio' dovesse accadere, la Terra piangerebbe tanto che l'ultimo picco coperto di neve del Cocuy si scioglierebbe e scenderebbe e la deita', custode delle acque maligne, guiderebbe le lacrime della terra fino ad unirsi con Kuiya (il padrone e signore della terra) e dalla loro unione sorgerebbe dall'oscurita' del mondo di sotto Yara, il terremoto che porta dolore. Yara, dunque, come un gigantesco serpente di fango prodotto dall'unione della deita' custode delle acque maligne con il signore della terra, si calerebbe fra le montagne cercando le valli ed al suo passaggio inghiottirebbe sia indigeni che bianchi, sia ferro che alberi, sia case che accampamenti. Quando questo succedera' non ci sara' chi canti per mantenere l'equilibrio del mondo di su e di giu' che e' lo stesso equilibrio dell'universo!

L'uomo prosegue cercando il Ruiria (petrolio) e, in ogni esplosione che percorre la selva, udiamo il mostruoso passo della morte che ci persegue attraverso le montagne.

Questo e' il nostro testamento

Al ritmo a cui va il mondo, verra' un giorno nel quale un uomo sostituira' le montagne del condor con le montagne di denaro, per questo, dunque, questo uomo non avra' chi omprera' nulla, e, se lo avesse, questo qualcuno comunque non avrebbe niente da vendergli. Quando arrivera' questo giorno gia' sara' troppo tardi affinche' l'uomo possa meditare sulla sua pazzia!

Tutte le sue offerte economiche riferite a cio' che per noi e' sacro, come la Terra ed il suo sangue, sono un insulto per le nostre orecchie ed una corruzione per le nostre credenze. Questo mondo non e' stato creato dal Riowa (bianco) ne' da nessuno dei suoi governi e per questo egli lo deve rispettare. L'universo e' di Sira (Dio) e noi U'WA lo amministrano solamente. Noi siamo solo una corda del cerchio tessuto, ma il tessitore e' Lui. Per questo motivo noi U'WA non possiamo cedere, maltrattare ne' vendere la Terra ne' il suo sangue e neanche le sue creature perche' questo e' contrario ai principi. Pero' il bianco pensa di essere il padrone, sfrutta e schiavizza a suo modo e questo non e' una cosa buona: rompe l'equilibrio, rompe Irokua. Se non possiamo vendere quello che non ci appartiene, non ci si puo' impadronire di quello che non si puo' comprare.

Da parte nostra non ci sara' nessun tradimento verso la nostra Madre Terra, ne' verso i suoi figli che sono nostri fratelli, ne' tradiremo la fierezza dei nostri avi perche' il nostro territorio e' sacro e tutte le cose in esso contenute sono sacre. Per noi e' proibito uccidere con il coltello, il machete e le pallottole; le nostre armi sono il pensiero e la parola; il nostro potere e' la saggezza.

Anziche' vedere i nostri principali elementi sacri profanati (la terra, il petrolio ed altri) preferiamo la nostra morte, il suicidio collettivo del popolo U'WA. Se nella lotta per difendere i nostri principi dovremo fare un gesto estremo, sara' questo; se per difendere la vita dobbiamo dare la nostra lo faremo.

Alcuni capi bianchi sono inorriditi davanti al loro popolo rispetto alla nostra decisione di suicidio collettivo come ultimo gesto per difendere nostra Madre Terra. Ancora una volta ci presentano come selvaggi; pero', essi cercano di confondere, cercano di screditare. A tutto il loro popolo noi diciamo: L'uomo U'WA si suicida per la vita, il bianco si suicida per le monete. Chi e' dunque il selvaggio?. L'umiliazione del bianco verso l'indigeno non tiene limite, non solo non ci permette di vivere, ma ci dice anche come dobbiamo morire, non ci lasciano decidere sulla vita, ora decidiamo dunque sulla morte.

Nel corso di piu' di cinque secoli abbiamo ceduto davanti all'uomo bianco, davanti alla sua cupidigia ed alle sue infermita', come il ruscello cede in tempo d'estate, come il giorno cede alla notte,¦il Riowa (bianco) ci ha condannato a vivere come estranei nella nostra terra, ci tiene rinchiusi nelle terre scoscese molto vicino le rocce sacre da dove il nostro cacicco (sciamano) Guicanito e la sua tribu' salto' per salvare l'onore e la dignita' del nostro popolo davanti alla feroce avanzata prima degli spagnoli. Poi sono venuti i missionari, ora le multinazionali petrolifere.

Prima, alla cupidigia ed all'ignoranza davano il nome di azioni evangelizzatrici o civilizzatrici, ora le chiamano progresso, questo fantasma che nessuno vede e che si e' dedicato a terrorizzare l'umanita'. Prima l'oscuro cammino di saccheggi, genocidi ed ingiustizia contro il nostro popolo era perpetrato nel nome di Dio e di sua maesta', oggi e' illuminato con il petrolio e fatto in nome del progresso e della maggiore delle maesta' per la maggior parte dei non indigeni: il denaro.

Prima l'oro era giallo, ora e' nero; pero' il colore del sangue che si paga per esso continua ad essere rosso, continua ad essere indigeno. Noi U'WA procediamo tutti per una stessa strada, siamo tutti (popolo ed autorita') una stessa famiglia. Se e' arrivato il momento che il nostro popolo parta da questa terra lo fara' con dignita'!¦

L'unica cosa che ci unisce ai nostri fratelli bianchi e' il fatto di provenire dallo stesso padre (Sira) e dalla stessa madre (Raira) e di essere allattati dallo stesso capezzolo (la terra), dividiamo lo stesso mondo fisico: il sole, la luna, il vento, le stelle, le montagne, i fiumi; dividiamo lo stesso mondo fisico pero' il nostro sentimento e' diverso. La terra e' un fiore: l'uomo U'WA si avvicina ad essa per alimentarsi con la stessa cura del colibri, mentre per l'uomo bianco e' come il fiore che il maiale selvatico calpesta sul suo cammino. Il cammino del Riowa (bianco) e' stato il denaro. Il denaro e' il suo mezzo, e' il suo fine, e' il suo idioma. Il denaro ha fatto ammalare il cuore del nostro fratello bianco e la sua malattia lo ha portato a costruire fabbriche come armi, a spargere veleni come sangue. La sua malattia e' arrivata alle acque, all'aria ed alle nostre selve.

Una volta ancora l'uomo bianco viola le leggi di Sira (Dio), quelle della terra ed anche le sue proprie leggi, quello che non potra' evadere mai e' la vergogna che i suoi figli potranno sentire verso i padri che danneggiarono il pianeta, rubarono la terra dell'indigeno e lo portarono alla sua estinzione. Alla fine della fredda, dolorosa e triste notte, per il pianeta e per gli indigeni, la stessa notte che sembrava tanto perenne come l'erba, quando iniziera' a scorgersi il regno della morte contemporaneamente comincera' a fiorire nuovamente la vita¦perche' non ci sono estati eterne, ne' specie che possa imporsi sopra la vita stessa.

Se l'uomo agisce con cattive intenzioni, presto o tardi, finira' con il bere il veleno del suo proprio fiele, perche' non si puo' tagliare un albero senza che muoiano le sue proprie foglie e nel passaggio della vita nessuno puo' lanciare pietre senza rompere la quiete e l'equilibrio dell'acqua. Per questo, quando i nostri siti sacri saranno invasi dall'odore dell'uomo bianco, sara' vicina la fine non solo degli U'WA, ma anche del Riowa (bianco). Quando egli avra' sterminato l'ultima tribu' del pianeta, prima di incominciare a contare i suoi genocidi, gli sara' piu' facile incominciare a contare i suoi ultimi giorni. Quando questi tempi si avvicineranno, i ventri delle figlie non daranno alla luce alcun frutto ed in ognuna delle sue vite ancora una volta spezzate, lo spirito dei suoi figli non conoscera' serenita'. Quando arrivera' il tempo nel quale gli indigeni resteranno senza terra, anche gli alberi resteranno senza foglie; dunque, l'umanita' si chiedera' perche'?¦e solo pochi comprenderanno che tutti i principi hanno la loro fine e tutte le fini hanno i loro principi, perche' nella vita non c'e' niente di indipendente, niente che non sia legato alle leggi dell'esistenza. Il serpente arrivera' a mordere la sua stessa coda per chiudere cosi il suo ciclo di distruzione e morte¦Tutto questo perche' tutto e' intrecciato.

Forse noi U'WA potremo seguire il nostro cammino, dunque, cosi come gli uccelli fanno i loro grandi viaggi senza nessuna provvista, cosi noi seguiteremo il nostro viaggio senza conservare il piu' piccolo rancore contro il Riowa (bianco) perche' e' nostro fratello. Continueremo cantando per sostenere l'equilibrio della terra non solo per noi e per i nostri figli, ma anche per egli (il bianco) perche' ne ha bisogno. Nel cuore degli U'WA c'e' preoccupazione per i figli dell'uomo bianco, per questo se lo vogliono e lo permettono non arresteremo l'aria che nasce nelle nostre montagne ma i nostri fiumi dovranno partire dalle nostre terre cosi limpidi come arrivarono. Cosi, la purezza dei fiumi parlera' agli uomini del mondo di sotto della purezza del nostro perdono.

Ogni volta che si estingue una specie l'uomo si avvicina alla propria estinzione; ogni volta che si estingue un popolo indigeno non e' solo una tribu' che si estingue, e' un membro in piu' della comunita' che e' partito per sempre in un viaggio senza ritorno. Ogni specie estinta e' una grave ferita per la vita, riduce la vita e lascia posto alla sopravvivenza¦Forse, prima la cupidigia si impietosira' dell'uomo bianco, prima gli permettera' di vedere la meraviglia del mondo e la grandezza di un universo che si estende piu' in la' del diametro della moneta.

Associazione delle autorita' tradizionali U'WA

Commenti dei lettori

Al momento non ci sono commenti dei lettori per questo articolo

Inserisci un tuo commento a quest'articolo

Nome:

 

Email:

(non verrà visualizzata)

Messaggio:

 

 

Vi ricordiamo che i commenti inviati verranno prima controllati dall'amministratore di METEORIVIERAPICENA

Visione ottimizzata 1024x768 pixel

Imposta come tua

"Pagina iniziale"

di Internet Explorer

Webmaster

Disclaimer

by meteorivierapicena.net