Ambiente e salute: pollini e ortofrutta fanno soffrire gli italiani

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Venerdì, 22 Marzo 2013

 

Con l'inizio della primavera si riaffacciano le manifestazioni allergiche (soprattutto da allergeni aerodiffusi) che colpiscono una grossa fetta della popolazione. Una percentuale compresa tra il 47 e 70% degli allergici al polline soffre anche di Soa (Sindrome orale allergica), principale manifestazione da reattività incrociata tra pollini e alimenti. In Italia si riscontra raramente nei bambini, la prevalenza aumenta con l'età diventando la manifestazione più comune dell'allergia alimentare negli adolescenti e negli adulti. Gli alimenti coinvolti appartengono alla nostra alimentazione quotidiana, come frutta e verdura fresca che scatenano i sintomi, soprattutto se ingeriti crudi.

Queste le associazioni più frequenti: pollini di Graminacee e pomodoro, frumento, kiwi, melone, anguria, arancia; pollini di Urticacee (come la Parietaria) e basilico, piselli, ciliegie; pollini di Composite e sedano, prezzemolo, camomilla, melone, anguria, mela, banana, lattuga; pollini di Betulaceae e mela, pera, albicocca, carota, finocchio e noce. Il tema è stato al centro del convegno tenuto oggi a Como "Non solo pollinosi. Pollini e alimenti: la sindrome orale allergica", organizzato, in occasione della VII Giornata Nazionale del Polline®, dall'Associazione italiana di aerobiologia (Aia), insieme a Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Fondazione Minoprio e la Federazione italiana delle associazioni di sostegno ai malati asmatici e allergici (Federasma Onlus).

Dal convegno è emerso che il monitoraggio di pollini, spore fungine e allergeni aerodispersi, che vede l'impegno costante di Aia, Ispra, Agenzie ambientali, Asl, Università, Ospedali e fondazioni Irccs, oltre a studiare un importante parametro di qualità dell'aria (spesso in azione sinergica con gli inquinanti chimici e fisici) e di valutazione dello stato dell'ambiente, consente alla medicina generale e agli specialisti di migliorare le prestazioni diagnostiche e terapeutiche non solo per la pollinosi (rinite, asma) ma anche per la Sindrome orale allergica.

Lo studio dei pollini oltre ad essere importante per la salute e per l'ambiente ha risvolti anche per la certificazione di prodotti di qualità. Ad esempio la melissopalinologia si occupa dello studio dei pollini che si trovano nel miele: riconoscendo questi pollini si può risalire al tipo di miele ed è così possibile individuare eventuali sofisticazioni del prodotto. I mieli contengono infatti diverse quantità di pollini che provengono dalle piante presenti nel luogo di produzione, cioè in un certo senso il miele porta con sé il proprio certificato d'origine. Attraverso l'analisi microscopica si può quindi stabilire l'origine geografica o botanica di un miele e controllare quindi la veridicità delle dichiarazioni presenti in etichetta. (greenreport.it)

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