Ispra: "Non si arresta il consumo di suolo"

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Giovedì, 7 Febbraio 2013

 

Negli ultimi cinque anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto al ritmo di oltre 8 metri quadrati al secondo, pari al 6,9% del territorio nel 2010. Per ogni italiano sono andati persi più di 340 mq all'anno. Ogni 5 mesi perdiamo una quantità di suolo pari a quella del comune di Napoli e ogni anno ad essere divorata dal cemento è un'area vasta quanto Milano e Firenze.

Questi alcuni dei dati emersi da uno studio dell'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) sull'andamento del consumo di suolo dal 1956 al 2010.

Negli anni '90 l'incremento ha sfiorato i 10 mq al secondo. Il consumo di suolo nel nostro Paese, spiega l'Ispra, per oltre 50 anni è sempre stato sopra la media europea (2,3%): già nel 1956 veniva 'inghiottito' il 2,8%, per 8.000 kmq (170 mq per abitante); nel 2010 si è arrivati a oltre 20.500 kmq. La classifica delle regioni nel 2010 vede in testa la Lombardia che supera la soglia del 10%, con 14 regioni oltre il 5%.

"E' arrivato il momento di passare all'azione. Per salvare il suolo dalle speculazioni occorre tornare a investire sulla bellezza delle nostre città". È quanto sostiene Legambiente che chiede ai candidati alle prossime elezioni l'impegno a portare in aula e approvare il DDL 'Salvasuoli' e la proposta di legge sulla bellezza.

"Da parte di chi oggi si candida a governare il Paese ci aspettiamo un impegno forte e chiaro a portare nelle aule parlamentari provvedimenti legislativi che introducano nel nostro ordinamento la tutela del suolo - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza a commento dei dati divulgati dall'ISPRA sul consumo di suolo - a partire dal 'ddl Salvasuoli', proposto dal governo in autunno e approvato anche da regioni e enti locali in sede di conferenza unificata, nonché dalla nostra proposta di legge sulla bellezza che introduce misure di tutela del territorio, di rilancio delle città e di lotta all'abusivismo edilizio".

Negli ultimi cinque anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto al ritmo di oltre 8 metri quadrati al secondoIl consumo di suolo - spiega Legambiente in un comunicato - è entrato anche nel vocabolario della politica, ma finora alle parole non hanno fatto seguito fatti concreti. E le analisi scientifiche su area vasta devono ora fare spazio a rilievi su una scala più adeguata a incidere sulle cause del degrado, che avviene a livello di decisioni urbanistiche prese da migliaia di comuni che non rinunciano ad utilizzare un bene comune qual è il suolo come generatore di rendite private e di entrate improprie attraverso l'uso perverso delle entrate da oneri.

"L'Italia e l'Europa dal dopoguerra a oggi hanno consumato suolo svuotando le città di residenze e servizi per spargerli nella campagna - ha aggiunto Damiano Di Simine, responsabile per Legambiente del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo, costituito da Legambiente con INU e Politecnico di Milano - un paradosso, reso possibile dall'accesso generalizzato all'auto di proprietà, che però oggi si rivela con tutti i limiti e i costi ambientali, energetici ed economici dello sprawl insediativo e della congestione da traffico.

Per fermare il consumo di suolo dobbiamo tornare ad investire sulle città, anziché assecondare, come si è fatto per decenni, la rendita speculativa delle espansioni urbane. È questo il nuovo e positivo paradosso contemporaneo: per fermare il consumo di suolo dobbiamo riscoprire la nostra passione per la bellezza delle città come luogo di vita, oltre che di relazione, di lavoro e di produzione culturale. Ma ciò non sarà possibile fino a che non disporremo di norme che scoraggino efficacemente le speculazioni su terreni liberi".

Legambiente sottolinea poi che la lotta al consumo di suolo non è una battaglia per la conservazione fine a se stessa, ma si regge su pilastri che hanno molto a che fare con le prospettive post-crisi di un Paese come l'Italia, che deve far coesistere una altissima densità di popolazione con il mantenimento delle sue risorse più strategiche: il suolo agricolo da cui dipende la produzione agroalimentare, le foreste da cui dipendono innumerevoli prestazioni ambientali e di sicurezza idrogeologica, il paesaggio come potente fattore di attrattività, la bellezza delle sue città e dei suoi borghi, che dipende molto dalla capacità di sviluppare politiche urbane e investimenti in edilizia e servizi che prevengano la dispersione insediativa. (ilcambiamento.it)

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