Siamo abituati a pensare al petrolio come una risorsa che praticamente sostiene tutta la nostra societa' moderna. Ci sono molte testimonianze di come tecnologie che avessero permesso di superare l'uso del petrolio per un'opzione piu' ecologia, efficiente e salutare sono state soffocate per garantire gli interessi dei piu' ricchi del pianeta. La Terra e' un essere vivente, anche se e' difficile vederlo quando trattiamo come oggetti persino le persone accanto a noi. Secondo la popolazione indigena colombiana degli U'wa e non solo, il petrolio rappresenta il sangue della terra e toglierlo oltre misura non fara' altro che segnare la nostra stessa fine. Tutte le morie di animali che accadono ogni giorno, i terremoti e le eruzioni ormai anch'esse quotidiane, non sono forse dei segnali evidenti di un cambiamento o catastrofe? Riporto di seguito quella che viene chiamata LA CARTA DEL POPOLO U'WA, il quale e' stato attaccato militarmente dal governo colombiano per permettere l'apertura di un nuovo pozzo petrolifero in un'area incontaminata e protetta dove il popolo indigeno di 7000 persone viveva in pace e tranquillita'.
LA CARTA DEL POPOLO
U'WA
Noi nasciamo figli della terra, questa e' una
realta' che non puo' essere cambiata ne' dagli
indigeni ne' dall'uomo bianco.
Piu' di mille volte ed in mille forme diverse
abbiamo detto che la terra e' nostra madre, che non
possiamo ne' vogliamo venderla, ma l'uomo bianco
sembra non capire, insiste affinche' vendiamo e
maltrattiamo la nostra terra, come se l'indigeno
fosse anche lui uomo di molte parole.
Noi non domandiamo se e' abitudine dell'uomo bianco
vendere sua madre. Non lo sappiamo. Pero', noi U'WA
sappiamo che il bianco usa la menzogna, sa
ingannare, uccide le sue creature senza permettere
ai loro occhi di vedere il sole ne' alle loro narici
di odorare l'erba. Tutto questo e' ripugnante ed
abominevole anche per un selvaggio.
La legge del nostro popolo si differenzia da quella
dei bianchi, perche' la legge del Riowa (bianco)
viene dagli uomini e sta scritta su un foglio di
carta, mentre la legge del nostro popolo viene da
Sira (Dio). Fu Sira (Dio) che la detto' e la scrisse
nel cuore dei nostri sapienti Werjayas (sciamani).
Il rispetto verso i viventi ed i non viventi, cio'
che si conosce e quello che non si conosce, fa parte
della nostra legge: la nostra missione nel mondo e'
quella di raccontarla, cantarla e metterla in
pratica per sostenere l'equilibrio dell'universo. La
nostra legge U'WA sostiene il mondo. La nostra legge
e' antica quanto la stessa terra, la nostra cultura
si e' organizzata seguendo il modello della
creazione, per questo la nostra legge della terra e
la terra stessa sono una cosa sola. La nostra legge
non morira'.
Sappiamo che il Riowa (uomo bianco) da' un prezzo a
tutti i viventi e perfino alla stessa pietra.
Commercia con il suo proprio sangue e vuole che noi
facciamo lo stesso nel nostro territorio sacro con
la Ruiria, il sangue della terra, quello che loro
chiamano petrolio; tutto questo e' estraneo ai
nostri costumi. Tutto quello che e' vivo tiene
sangue: tutti gli alberi, tutti i vegetali, tutti
gli animali, anche la terra. Questo sangue della
terra (Ruiria, il petrolio) e' quello che da' forza
a tutti, a piante, animali ed uomini.
Ma noi domandiamo al Riowa (bianco) come si puo'
mettere prezzo alla madre e quale e' questo prezzo?.
Lo domandiamo non per fare deduzioni, ma per cercare
di comprendere: se l'orso e' nostro fratello, a
maggior ragione lo e' l'uomo bianco. Chiediamo
questo perche' crediamo che egli, uomo civilizzato,
talvolta conosca modalita' per stabilire un prezzo
per sua madre e venderla senza cadere nella
vergogna, quella stessa vergogna nella quale
cadrebbe un primitivo, in ragione del fatto che la
terra che calpestiamo non e' solo terra, ma e' la
polvere dei nostri avi e per questo camminiamo
scalzi, per stare in contatto con essi.
Il Riowa (bianco) non ha voluto capire che se ci
separiamo da nostra madre, il tempo andra' via con
essa (lo spirito dei nostri avi, il nostro presente,
il nostro futuro). Tutto accadra' fino a quando
terminera' il tempo che Sira (Dio) le ha affidato;
adesso non avrebbe tempo, adesso non avrebbe vita,
siamo sopravvissuti grazie a lui ed egli e'
sopravvissuto grazie al nostro rispetto. La nostra
separazione porterebbe un vuoto che inghiottirebbe
tutto meno il deserto.
Il futuro dell'uomo bianco si intorbiderebbe con
ogni goccia di olio che egli stesso versa nella
trasparenza dei nostri fiumi, il suo destino si fa
piu' letale con ogni goccia di pesticida che
deposita in essi. I nostri fiumi comunicano con le
nostre deita'. Essi sono messaggeri ed i messaggi
fluiscono in ambe le direzioni: se si sporcano o se
muoiono sapremo cosa vogliono le deita' che non
ascolterebbero piu' le nostre invocazioni, e con le
nostre lodi provocheremmo la loro ira. I fiumi di
tutta la terra adesso sono molto arrabbiati con i
bianchi.
I capi bianchi dicono alla loro gente che il nostro
popolo indigeno e' selvaggio, ci presentano come
loro nemici e come nemici di un Riowa (bianco)
maggiore che essi hanno chiamato progresso. Prima
che gli altri Riowa (bianchi) e tutti i popoli del
mondo debbono inginocchiarsi ad esso noi domandiamo
Che cosa e' piu' importante, la macchina o l'uomo
che inventa la macchina?. Tuttavia, quello che
sappiamo e' che tutto cio' che attenta alla madre
agisce contro i figli, chi aggredisce la madre terra
ci aggredisce tutti, quelli che vivono oggi e quelli
che verranno in futuro.
Per l'indigeno la terra e' madre, per il bianco e'
nemica; per noi le sue creature sono nostre sorelle,
per loro sono solo mercanzia. Il Riowa (bianco)
siede con la morte, lascia nei campi e nelle sue
citta' tanti uomini tenuti come alberi abbattuti
nella selva.
Noi non abbiamo mai commesso l'insolenza di violare
le chiese ed i templi del Riowa (bianco) mentre egli
e' venuto a profanare le nostre terre, e dunque noi
domandiamo Chi e' il selvaggio?.
L'uomo bianco ha dichiarato guerra a tutto, meno che
alla sua poverta' interiore, ha dichiarato guerra al
tempo e perfino a se stesso, come ha detto un altro
fratello indigeno di un popolo lontano: l'uomo
bianco cavalca sopra il progresso verso la sua
distruzione. Non contento di dichiarare guerra alla
vita, ha dichiarato guerra anche alla morte, non sa
che la vita e la morte sono due estremita' di uno
stesso corpo, due estremi di uno stesso anello,¦l'esistenza¦non
c'e' morte senza la vita ma neanche c'e' vita senza
la morte, gli U'WA si prendono cura del mondo
materiale e di quello spirituale da sempre, per
questo comprendono questi concetti.
Al Riowa (bianco), che ha inviato uccelli giganti
sulla luna, gli diciamo che deve amare e curare la
Terra, gli diciamo che non puo' andare per
l'universo facendo ad ogni astro quello che e' stato
fatto ad ogni albero del bosco sulla terra. Ed
ancora domandiamo ai suoi figli: Chi fece il metallo
con il quale e' stata costruita ogni piuma che copri
il grande uccello? Chi fece il combustibile con il
quale si alimenta? Chi fece lo stesso uomo che
dirige e fabbrica l'uccello?¦ Il Riowa (bianco) non
deve ingannare ne mentire ai suoi figli, deve
insegnare che anche per costruire un mondo
artificiale l'uomo necessita della Madre Terra per
questo bisogna amarla e curarla.
Il Riowa (bianco) insistera' affinche' noi vendiamo
la terra e ci dira' Che importa la vergogna ad un
selvaggio che mantiene la sua faccia nascosta nello
spessore della selva, le ombre delle montagne e il
velo della nebbia?¦dunque, una volta ancora,
cercheremo di fare capire, che se questo accadra',
non solo la vergogna paralizzera' gli U'WA ma
accadra' anche che il giaguaro, la volpe, il mais,
la coca, e tutti i nostri fratelli animali e le
nostre sorelle piante, che da sempre hanno dato
compagnia e alimento al nostro popolo, moriranno di
kueken awriar (tristezza) poiche', nella nostra
grande famiglia, non si conosce quello che il Riowa
(bianco) chiama tradimento. Se cio' dovesse
accadere, la Terra piangerebbe tanto che l'ultimo
picco coperto di neve del Cocuy si scioglierebbe e
scenderebbe e la deita', custode delle acque
maligne, guiderebbe le lacrime della terra fino ad
unirsi con Kuiya (il padrone e signore della terra)
e dalla loro unione sorgerebbe dall'oscurita' del
mondo di sotto Yara, il terremoto che porta dolore.
Yara, dunque, come un gigantesco serpente di fango
prodotto dall'unione della deita' custode delle
acque maligne con il signore della terra, si
calerebbe fra le montagne cercando le valli ed al
suo passaggio inghiottirebbe sia indigeni che
bianchi, sia ferro che alberi, sia case che
accampamenti. Quando questo succedera' non ci sara'
chi canti per mantenere l'equilibrio del mondo di su
e di giu' che e' lo stesso equilibrio dell'universo!
L'uomo prosegue cercando il Ruiria (petrolio) e, in
ogni esplosione che percorre la selva, udiamo il
mostruoso passo della morte che ci persegue
attraverso le montagne.
Questo e' il nostro testamento
Al ritmo a cui va il mondo, verra' un giorno nel
quale un uomo sostituira' le montagne del condor con
le montagne di denaro, per questo, dunque, questo
uomo non avra' chi omprera' nulla, e, se lo avesse,
questo qualcuno comunque non avrebbe niente da
vendergli. Quando arrivera' questo giorno gia' sara'
troppo tardi affinche' l'uomo possa meditare sulla
sua pazzia!
Tutte le sue offerte economiche riferite a cio' che
per noi e' sacro, come la Terra ed il suo sangue,
sono un insulto per le nostre orecchie ed una
corruzione per le nostre credenze. Questo mondo non
e' stato creato dal Riowa (bianco) ne' da nessuno
dei suoi governi e per questo egli lo deve
rispettare. L'universo e' di Sira (Dio) e noi U'WA
lo amministrano solamente. Noi siamo solo una corda
del cerchio tessuto, ma il tessitore e' Lui. Per
questo motivo noi U'WA non possiamo cedere,
maltrattare ne' vendere la Terra ne' il suo sangue e
neanche le sue creature perche' questo e' contrario
ai principi. Pero' il bianco pensa di essere il
padrone, sfrutta e schiavizza a suo modo e questo
non e' una cosa buona: rompe l'equilibrio, rompe
Irokua. Se non possiamo vendere quello che non ci
appartiene, non ci si puo' impadronire di quello che
non si puo' comprare.
Da parte nostra non ci sara' nessun tradimento verso
la nostra Madre Terra, ne' verso i suoi figli che
sono nostri fratelli, ne' tradiremo la fierezza dei
nostri avi perche' il nostro territorio e' sacro e
tutte le cose in esso contenute sono sacre. Per noi
e' proibito uccidere con il coltello, il machete e
le pallottole; le nostre armi sono il pensiero e la
parola; il nostro potere e' la saggezza.
Anziche' vedere i nostri principali elementi sacri
profanati (la terra, il petrolio ed altri)
preferiamo la nostra morte, il suicidio collettivo
del popolo U'WA. Se nella lotta per difendere i
nostri principi dovremo fare un gesto estremo, sara'
questo; se per difendere la vita dobbiamo dare la
nostra lo faremo.
Alcuni capi bianchi sono inorriditi davanti al loro
popolo rispetto alla nostra decisione di suicidio
collettivo come ultimo gesto per difendere nostra
Madre Terra. Ancora una volta ci presentano come
selvaggi; pero', essi cercano di confondere, cercano
di screditare. A tutto il loro popolo noi diciamo:
L'uomo U'WA si suicida per la vita, il bianco si
suicida per le monete. Chi e' dunque il selvaggio?.
L'umiliazione del bianco verso l'indigeno non tiene
limite, non solo non ci permette di vivere, ma ci
dice anche come dobbiamo morire, non ci lasciano
decidere sulla vita, ora decidiamo dunque sulla
morte.
Nel corso di piu' di cinque secoli abbiamo ceduto
davanti all'uomo bianco, davanti alla sua cupidigia
ed alle sue infermita', come il ruscello cede in
tempo d'estate, come il giorno cede alla notte,¦il
Riowa (bianco) ci ha condannato a vivere come
estranei nella nostra terra, ci tiene rinchiusi
nelle terre scoscese molto vicino le rocce sacre da
dove il nostro cacicco (sciamano) Guicanito e la sua
tribu' salto' per salvare l'onore e la dignita' del
nostro popolo davanti alla feroce avanzata prima
degli spagnoli. Poi sono venuti i missionari, ora le
multinazionali petrolifere.
Prima, alla cupidigia ed all'ignoranza davano il
nome di azioni evangelizzatrici o civilizzatrici,
ora le chiamano progresso, questo fantasma che
nessuno vede e che si e' dedicato a terrorizzare l'umanita'.
Prima l'oscuro cammino di saccheggi, genocidi ed
ingiustizia contro il nostro popolo era perpetrato
nel nome di Dio e di sua maesta', oggi e' illuminato
con il petrolio e fatto in nome del progresso e
della maggiore delle maesta' per la maggior parte
dei non indigeni: il denaro.
Prima l'oro era giallo, ora e' nero; pero' il colore
del sangue che si paga per esso continua ad essere
rosso, continua ad essere indigeno. Noi U'WA
procediamo tutti per una stessa strada, siamo tutti
(popolo ed autorita') una stessa famiglia. Se e'
arrivato il momento che il nostro popolo parta da
questa terra lo fara' con dignita'!¦
L'unica cosa che ci unisce ai nostri fratelli
bianchi e' il fatto di provenire dallo stesso padre
(Sira) e dalla stessa madre (Raira) e di essere
allattati dallo stesso capezzolo (la terra),
dividiamo lo stesso mondo fisico: il sole, la luna,
il vento, le stelle, le montagne, i fiumi; dividiamo
lo stesso mondo fisico pero' il nostro sentimento e'
diverso. La terra e' un fiore: l'uomo U'WA si
avvicina ad essa per alimentarsi con la stessa cura
del colibri, mentre per l'uomo bianco e' come il
fiore che il maiale selvatico calpesta sul suo
cammino. Il cammino del Riowa (bianco) e' stato il
denaro. Il denaro e' il suo mezzo, e' il suo fine,
e' il suo idioma. Il denaro ha fatto ammalare il
cuore del nostro fratello bianco e la sua malattia
lo ha portato a costruire fabbriche come armi, a
spargere veleni come sangue. La sua malattia e'
arrivata alle acque, all'aria ed alle nostre selve.
Una volta ancora l'uomo bianco viola le leggi di
Sira (Dio), quelle della terra ed anche le sue
proprie leggi, quello che non potra' evadere mai e'
la vergogna che i suoi figli potranno sentire verso
i padri che danneggiarono il pianeta, rubarono la
terra dell'indigeno e lo portarono alla sua
estinzione. Alla fine della fredda, dolorosa e
triste notte, per il pianeta e per gli indigeni, la
stessa notte che sembrava tanto perenne come l'erba,
quando iniziera' a scorgersi il regno della morte
contemporaneamente comincera' a fiorire nuovamente
la vita¦perche' non ci sono estati eterne, ne'
specie che possa imporsi sopra la vita stessa.
Se l'uomo agisce con cattive intenzioni, presto o
tardi, finira' con il bere il veleno del suo proprio
fiele, perche' non si puo' tagliare un albero senza
che muoiano le sue proprie foglie e nel passaggio
della vita nessuno puo' lanciare pietre senza
rompere la quiete e l'equilibrio dell'acqua. Per
questo, quando i nostri siti sacri saranno invasi
dall'odore dell'uomo bianco, sara' vicina la fine
non solo degli U'WA, ma anche del Riowa (bianco).
Quando egli avra' sterminato l'ultima tribu' del
pianeta, prima di incominciare a contare i suoi
genocidi, gli sara' piu' facile incominciare a
contare i suoi ultimi giorni. Quando questi tempi si
avvicineranno, i ventri delle figlie non daranno
alla luce alcun frutto ed in ognuna delle sue vite
ancora una volta spezzate, lo spirito dei suoi figli
non conoscera' serenita'. Quando arrivera' il tempo
nel quale gli indigeni resteranno senza terra, anche
gli alberi resteranno senza foglie; dunque, l'umanita'
si chiedera' perche'?¦e solo pochi comprenderanno
che tutti i principi hanno la loro fine e tutte le
fini hanno i loro principi, perche' nella vita non
c'e' niente di indipendente, niente che non sia
legato alle leggi dell'esistenza. Il serpente
arrivera' a mordere la sua stessa coda per chiudere
cosi il suo ciclo di distruzione e morte¦Tutto
questo perche' tutto e' intrecciato.
Forse noi U'WA potremo seguire il nostro cammino,
dunque, cosi come gli uccelli fanno i loro grandi
viaggi senza nessuna provvista, cosi noi seguiteremo
il nostro viaggio senza conservare il piu' piccolo
rancore contro il Riowa (bianco) perche' e' nostro
fratello. Continueremo cantando per sostenere
l'equilibrio della terra non solo per noi e per i
nostri figli, ma anche per egli (il bianco) perche'
ne ha bisogno. Nel cuore degli U'WA c'e'
preoccupazione per i figli dell'uomo bianco, per
questo se lo vogliono e lo permettono non
arresteremo l'aria che nasce nelle nostre montagne
ma i nostri fiumi dovranno partire dalle nostre
terre cosi limpidi come arrivarono. Cosi, la purezza
dei fiumi parlera' agli uomini del mondo di sotto
della purezza del nostro perdono.
Ogni volta che si estingue una specie l'uomo si
avvicina alla propria estinzione; ogni volta che si
estingue un popolo indigeno non e' solo una tribu'
che si estingue, e' un membro in piu' della
comunita' che e' partito per sempre in un viaggio
senza ritorno. Ogni specie estinta e' una grave
ferita per la vita, riduce la vita e lascia posto
alla sopravvivenza¦Forse, prima la cupidigia si
impietosira' dell'uomo bianco, prima gli permettera'
di vedere la meraviglia del mondo e la grandezza di
un universo che si estende piu' in la' del diametro
della moneta.
Associazione delle autorita' tradizionali U'WA |